Sono ormai numerose le aziende che operano a livello internazionale coinvolte dalla crisi. Qualche tempo fa avevamo parlato dei recenti tagli del personale per Nokia ma anche Sharp non se la passa certamente meglio. Recentemente Sharp ha deciso di tagliare circa 5000 posti di lavoro entro la fine di Marzo 2013. Una notizia molto significativa per la dimostrazione ( se ancora fossero necessarie ) della presenza di una forte crisi mondiale: era dal 1950 che Sharp non attuava dei tagli del personale.

Secondo i dati diffusi dal presidente di Sharp, nell’ultimo trimestre che si è concluso il 30 Giugno l’azienda ha registrato una perdita pari a ben 138,4 miliardi di yen. In generale, anche il fatturato ha subito un calo davvero importante: si è passato da 640,3 miliardi nello stesso periodo dello scorso anno ai 458,6 di quest’anno.

Secondo Sharp, questi licenziamenti di massa permetteranno di risparmiare 100 miliardi di Yen all’anno. In totale all’interno dell’azienda operano 56700 persone e, quindi, il 9% sarà licenziato e la forza lavoro passerà a 51700 unità. Per convincere i lavoratori a lasciare il proprio posti, l’azienda concederà, in alcuni casi, generose “ buone uscite”.

Il taglio del personale è uno degli strumenti molto utili per far sì che l’azienda torni alla crescita.  Un altro progetto per tornare all’utile è quello di riorganizzare le proprie divisioni che verranno praticamente consolidate in quattro gruppi: Digital information appliances group, Health, Environment and Energy Solutions Group, Business Solutions Group e Devices Group. Sono inoltre previsti dei ridimensionamenti per gli stabilimenti di Tochigi e Katsuragi, cercando di arginare ulteriormente i possibili spechi.

L’azienda, inoltre, ha comunicato ai propri azionisti una revisione delle previsioni sui prossimi utili trimestrali ed annuali. Secondo l’azienda Giapponese, gli utili saranno più in calo del previsto a causa della difficile situazione economica globale, dell’incertezza dei mercati e della loro imprevedibilità e soprattutto a causa di una domanda sempre meno consistente anche nel mercato giapponese.

Anche per i grandi colossi, la situazione economica non è certo delle più rosee.

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