Ultimi studi, tuttavia, sembrerebbero dimostrare che i videogiochi possono essere davvero proficui soprattutto per i più giovani. L’università di Queensland, in Australia, ha messo infatti a confronto l’influenza hanno infatti esaminato gli effetti dei videogiochi e degli spettacoli televisivi sui bambini tra i 2 e i 5 anni. La ricerca mostra come, al contrario di quanto si possa ritenere nell’immaginario comune, i videogiochi riescano a stimolare a livello mentale ma anche fisico i bambini, molto di più di quanto possa fare la tv. Bisogna, inoltre, ricordare che alcuni videogiochi richiedono proprio un interazione di tipo fisico ( basti pensare a Wii o Ps Move o Kinect). Secondo questi studi, quindi, i videogiochi sarebbero in grado di mettere alla prova le capacità cognitive dei bambini. Come spiega Penny Sweetser, responsabile a capo della ricerca, i videogiochi sarebbero in grado di migliorare il rendimento scolastico, le abilità sociali e l’autostima. Naturalmente, non è che questa ricerca dica che basta porre nostro figlio davanti ad una console, lasciarlo giocare per ore ed aspettare che diventi un piccolo genio. I genitori, una volta che il proprio figlio ha giocato per un’ora, massimo due, deve poi stimolarlo ad utilizzare attraverso giochi istruttivi le cognizioni apprese.
Un analisi, quindi, in favore del mondo videoludico, soprattutto in un periodo in cui l’intero settore, in particolare dopo le stragi recenti in USA, è stato accusato di essere uno dei motivi della dilagante violenza di questi periodi. Per questo motivo, lo stesso presidente americano, Barack Obama aveva chiesto agli istituti americani di effettuare analisi approfondite sull’impatto dei videogiochi sui giovani. Questa sembra mettere in ottima luce il mondo videoludico, ma, come spesso accade nel mondo accademico, è probabile che altre ricerche possano affermare l’esatto contrario di quanto contenuto in questo articolo.