La compagnia americana vorrebbe testare il proprio supercomputer facendolo partecipare a Jeopardy, famoso programma televisivo d’oltreoceano simile al nostrano Rischiatutto.
Questo per dimostrare come, dopo anni di studio ed esperimenti, sia riuscita a sviluppare un’intelligenza artificiale in grado di interagire col contesto sulla base di analogie, giochi di parole e relazioni non finite (a differenza, per esempio, di quanto avviene nei giochi su computer, in cui l’avversario artificiale basa le sue scelte su opzioni a numero limitato).
Gli esperti di settore sono però scettici riguardo al can can fatto da Ibm: “Secondo me è più una dimostrazione che una grande sfida” ha detto Peter Norvig, informatico e direttore della Ricerca di Google.
Il vero discrimine tra un’intelligenza artificiale e una umana, infatti, è la capacità di quest’ultima di organizzare i dati in suo possesso e andarli a ripescare correttamente quando richiestole. Un calcolatore può essere in grado di memorizzare miliardi di dati, ma se non è in grado di capire il significato di una frase la sua intelligenza è pari a zero.
A quanto pare, l’esperimento di Ibm, in un recente test, avrebbe definito un lenzuolo come ‘un frutto’. Di strada da fare il supercomputer ne ha ancora parecchia.
Fonte: Quo Media