Il fondatore di MegaUpload, Kim “Dotcom” dovrà comparire davanti l’Alta Corte di Auckland Martedì mattina poichè un rappresentate del governo degli USA si è appellato alla scarcerazione del creatore di MegaUpload dietro pagamento di cauzione, avvenuta la settimana scorsa.
Dotcom ha potuto beneficiare della scarcerazione dietro cauzione con la condizione di indossare sempre un braccialetto elettronico, di rimanere nella propria residenza di Auckland, e di non accedere ad Internet. Megaupload, il popolare portale per lo sharing dei files adesso chiuso, è stato oggetto delle attenzioni dell’industria dell’intrattenimento e delle forze dell’ordine per mossa accusa di condivisione non autorizzata di materiale protetto da copyright, e della riproduzione di materiale da altri siti web come Youtube.
Dotcom ha richiesto diverse volte la scarcerazione dietro cauzione, adducendo la motivazione che la settimana scorsa il proprio conto bancario è stato congelato dall’azione della legge; inoltre ha potuto beneficiare del fatto che la moglie, con tre figlie e due gemelli in arrivo, si trovano ancora in Nuova Zelanda. Il rappresentante del governo USA si è opposto a questa richiesta, affermando che Dotcom potrebbe disporre di fondi segreti; è gravato da condanne precedenti, ed al momento dell’arresto è stato trovato con armi da fuoco illegali ed infine, dagli accertamenti sui conti bancari, è emerso che possedeva carte di credito intestate a diversi nomi. Il Giudice tuttavia ha rifiutato l’opposizione, scrivendo che se Dotcom decidesse di fuggire, perderebbe una larghissima fetta delle proprie risorse.
Il governo degli USA ha intenzione di domandare l’estradizione di Dotcom, incriminato con altre sei persone e due compagnie da una Gran Giuria USA in Gennaio, con l’accusa di infrangimento di copyright, racket, riciclaggio di denaro e frode. Il processo per l’estradizione non comincerà prima di Giugno. Nel frattempo il Dipartimento di Giustizia USA ha pubblicato l’ammontare del danno causato da MegaUpload: 175 milioni di dollari ricavati dalle azioni criminali, che hanno causato sino a 500 miliardi di dollari di danni alle compagnie detentrici dei vari copyright.